MANIFATTURA MAGNI

LA NASCITA DELL’IMPRESA

 

La Manifattura Magni, poi chiamata Magni Confezioni, rappresentò una importante realtà industriale per circa quarant’anni della storia economica di Vigevano, dal 1948 al 1988.

Nel 1945, approdò in Vigevano, ospite della sorella, l’imprenditore torinese Dante Magni e si diede subito da fare, per impiantare una piccola attività produttiva nel settore delle confezioni dopo che le vicende della guerra, tra bombardamenti e rapine, avevano azzerato la sua azienda in Piemonte.

Dall’incontro con il commerciante vigevanese Antonio Sempio nacque la Manifattura Ticinese, in due locali messi a disposizione dal Sempio in Via Dante 2.

Dopo un anno di frenetico lavoro, cosa del resto usuale nella nostra città da parte di tutti, vi fu un trasferimento in un salone di Via Persani, 14. Gli operai superarono le cinquanta unità e incominciarono a delinearsi i primi tentativi di razionalizzazione della produzione e organizzazione industriale del lavoro.

IL PRIMO SVILUPPO

Nel 1948 vi fu un nuovo trasferimento nella sede più spaziosa nell’ex Via De Bussi, con un ulteriore impulso allo sviluppo della produzione e della commercializzazione. Nel 1953 avvenne la separazione tra Dante Magni ed il socio Antonio Sempio, che rilevò le attrezzature della fabbrica e in seguito ne cambiò il nome in “Coti”. Dante Magni fondò la Manifattura Magni Dante & C., associando all’impresa il figlio Franco e il di lui amico Sandro Fiammarelli, entrambi già operanti nel settore commerciale, da alcuni anni. Con rinnovato vigore, l’azienda prese la strada verso un vero sviluppo industriale.

IL NUOVO DECENNIO: GLI ANNI ‘70

La fine degli anni sessanta e l’inizio del nuovo decennio videro il massimo sviluppo delle attività industriali: due terzi della produzione erano destinati al mercato interno; un terzo all’estero.

I dipendenti raggiunsero le ottocentocinquanta unità, l’organizzazione del lavoro era molto avanzata. All’avanguardia anche nella tecnologia, l’azienda aveva sviluppato proprie metodologie e brevetti, formando le basi per la futura espansione all’estero.

Con il decadere delle altre attività industriali che avevano fatto grande Vigevano negli anni precedenti, la Manifattura Magni divenne la più importante azienda cittadina e una delle maggiori della provincia.

LO SVILUPPO INTERNAZIONALE

Nel 1971, precedendo nell’iniziativa altre più importanti industrie nazionali, la Magni si impegnò per impiantare una fabbrica in Iran, in collaborazione con imprenditori locali: naque la JAMCO, prima fabbrica italiana di confezioni e unica in tutto il Medio Oriente, con quasi cinquecento dipendenti e dotata di moderne tecnologie.

Fu poi la volta di Atene. Il pogetto previde l’ampliamento e la ristrutturazione di una fabbrica di confezioni per bambini e ragazzi, già esistente.

Una terza iniziativa venne messa in piedi in Istambul: si trattò della consulenza tecnica fornita alla più importante impresa turca di confezioni e la messa in funzione di una linea specifica di confezioni per ragazzi con modelli e tecnologia italiana.

infine vi fu il contratto con un grande gruppo giapponese per la produzione, su licenza, di parte della collezione Magni. Il dott. magni istruì i tecnici locali e fornì il planning completo per una fabbrica di confezioni secondo gli intendimenti  italiani, lo stabilimento fu realizzato nel nord del paese.

GLI ANNI DELLA CONGIUNTURA NEGATIVA

Verso la fine degli anni settanta la situazione del settore cominciò a farsi difficile. I grossi complessi, efficienti ma rigidamente strutturati, venivano gradualmente messi fuori mercato. Ora toccava all’industria della confezione ciò che in anni precedenti era toccato all’industria tessile di massa. Veniva privilegiata l’improvvisazione in luogo della programmazione, la rapidità in luogo dell’accurata preparazione, le piccole unità n luogo di quelle grandi e complesse.

Gli alti costi del prodotto nazionale che usciva dagli stabilimenti super organizzati, non reggevano davanti ad una concorrenza più veloce ed economica. Quasi tutti i grossi complessi nazionali andarono in crisi, dopo aver formato, tra i quadri intermedi, i futuri piccoli imprenditori che avevano assimilato i pregi ed evitato i difetti dei loro maestri. In Vigevano furono cinque o sei laboratori che germinarono dal tronco della manifattura Magni.

Ma furono troppo pochi e non durarono così a lungo da configurarsi come “sistema”.

LE TRASFORMAZIONI AZIENDALI

Nel 1977 decedeva il Comm.  dante magni, che aveva dedicato la vita al lavoro ed era stato esempio di grandi visioni e di tenacia nel perseguire gli obiettivi. nel 1980, aggravandosi la crisi aziendale, la manifattura magni fu trasformata in “Magni Confezioni” con l’immissione, nella dirigenza, di elementi giovani. Si andò avanti così, tra sterzate di rinnovamento, ridimensionamento di organici e delocalizzazioni di produzioni, per una decina d’anni, sempre salvaguardando l’assoluta solidità dell’azienda. Si decise la chiusura nel 1988, quando si intravide, in prospettiva, che la stessa solidità avrebbe potuto compromettersi, se si fosse prolungata la crisi.

in effetti, più che di chiusura, si deve parlare di cessione di attività aziendali a una nuova società, la “Uniondue” e della produzione ad una nuova entità chiamata “Il sagittario” che associava al capitale i cinquanta operai rimasti, non in forma simbolica, ma per il 40%. fu un esperimento ardito e innovativo che ribaltò tutti gli schemi organizzativi e fece dei dipendenti dei veri associati alle fortune dell’azienda.

Dopo alcuni anni anche la Uniondue e, per conseguenza, il Sagittario, dovettero sospendere l’attività, nonostante i successi iniziali …. Forse così era scritto nelle stelle …..

Il “FULL MODA”

intanto, fin dal 1979 era nato il Full Moda, da un potenziamento e ristrutturazione del primogenio spaccio aziendale. Questa azienda commerciale, che mano a mano si ingrandiva occupando gli spazi lasciati liberi dall’attività industriale, fu per venticinque anni un importante punto di riferimento nel settore dell’abbigliamento prima, poi delle calzature e del corredo casa, in tutta l’area vigevanese.

Dal 1983, un’altra sede, di ottomila metri quadrati di superficie, fu aperta nei pressi di Pavia, a San Martino Siccomario

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LA NUOVA SFIDA:

IL CENTRO COMMERCIALE INTEGRATO

dopo la chiusura della produzione, nel 1990, si pensò di trasformare l’intero complesso industriale, che comprendeva anche il Full Moda, in un centro commerciale integrato.

Il Sagittario, sopravvissuto alla bufera, aveva acquistato la titolarità dei terreni e dei fabbricati e, con l’appoggio di Promocentro Italia, società esperta del settore, aveva iniziato il lungo ed estenuante iter burocratico finalizzato all’ottenimento della concessione. Iniziarono così i tredici anni di passione per superare gli ostacoli burocratici, la contrarietà di quanti temevano di essere danneggiati dall’iniziativa, dai bastian – contrari  per principio. fu una lotta dura ed estenuante che finì come doveva finire: con il riconoscimento che il centro Commerciale non solo era nell’ordine  dei tempi, ma era utile all’economia di Vigevano, alle finanze dell’amministrazione, alla comodità dei cittadini.

Così dal settembre 2003 venne emessa l’autorizzazione all’inizio dei lavori che, a dispetto dei tredici anni di attesa, si conclusero in soli diciotto mesi.

“IL DUCALE”

Ora il Centro Commerciale “Il Ducale”, con annessa l’Ipercoop, è sotto gli occhi di tutti e brilla per gradevolezza dell’ambiente e la grandiosità delle gallerie che ospitano i sessanta esercizi commerciali. Il progetto è opera dell’architetto Eugenio Corsico Piccolini ed è stato realizzato dalla Building di Torino.

La trasformazione della vecchia fabbrica “Magni” non poteva essere più radicale: in essa si rispecchia la trasformazione avvenuta in una città come Vigevano che alterna successi ed insuccessi, vittorie e sconfitte, ma che, come la mitica fenice, rinasce sempre dalle sue ceneri, non si rassegna al destino della decadenza, sempre pronta a riprendere il cammino interrotto, così come ci aveva insegnato Dante Magni, che è ricordato con una stele nel cuore del Centro Commerciale “Il Ducale”, ove si innalza una fontana che simboleggia il perenne scorrere della vita.  

 

 


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