L’esperienza di Franco Rampichini si discosta completamente da quelle richiamate precedentemente per diverse ragioni. La prima è che l’esperienza del Rampichini “imprenditore” non ha apparentemente lasciato tracce significative. La seconda ragione, ben più importante, è che il contributo del Rampichini “inventore” ha significativamente influenzato l’industria calzaturiera come probabilmente non è riuscito ad alcun altro, per lo meno in Italia. La spiegazione di quanto detto risiede nella natura stessa dell’invenzione di Rampichini che, ancor più che nel caso dei corioclavi, investe la concezione della scarpa e, quindi, quale conseguenza, ne modifica il modo di produrla. L’iniziativa di Rampichini può essere definita come anticipatrice rispetto a quanto avverrà a partire dal secondo dopoguerra. L’inventore parte dal prodotto o, meglio, dalla sua concezione per introdurre varianti che modificano o migliorano il prodotto stesso; le macchine altro non sono che gli strumenti per implementare tali migliorie. L’importanza della conoscenza del prodotto diviene almeno pari, quando non superiore, alla conoscenza del processo. La scarpa è composta da più componenti tenuti insieme per mezzo di cuciture o chiodi; l’idea di Rampichini è che sia possibile ricorrere a soluzioni alternative, cioè, in particolare, sia possibile pensare di “saldare” suola e tomaia per tramite di un mastice speciale, evocativamente chiamato “Ago” dall’inventore stesso. Il sistema di fabbricazione delle scarpe Ago è organizzato in tre fasi distinte: sfibramento, spalmatura ed essiccazione, rammollimento e saldatura. (Sfibramento nelle fase iniziale): “le due superfici del cuoio da congiungere insieme vengono sfibrate con ordigni o macchine munite di punte acuminate, in modo da aprire gli interstizi fra i fasci di fibre.” Spalmatura ed successivamente essiccazione: “dopo lo sfibramento, si spalmano entrambe le superfici sfibrate con uno strato di mastice, e le due superfici si lasciano seccare, separate l’una dall’altra [..] Durante l’essiccazione del mastice sul cuoio sfibrato, il solvente evapora rapidamente verso l’esterno, formando una pellicola gelatinosa, che impedisce agli strati interni di seccare rapidamente. Allora avviene che per attrazione capillare il mastice penetra per una certa profondità nel tessuto del cuoio, investe e circonda i fasci fibrosi, mentre a poco a poco il solvente evapora. Infine “si passa alla terza ed ultima fase dell’operazione che consiste nell’inumidire ambedue le superfici munite di mastice (già essiccato) con un energico solvente, mettendole subito dopo a contatto e mantenendovele con una leggera pressione per un tempo, che varia da pochi minuti a qualche quarto d’ora, secondo la grandezza della superficie e la porosità del cuoio”. E’ utile a questo punto sottolineare come le sperimentazioni iniziali, che Rampichini conduce prima a Torino e successivamente a Roma, si svolgano intorno al 1909, cioè ancora nella fase iniziale della diffusione della meccanizzazione del settore calzaturiero nazionale e del tentativo di avvicinare le produzioni estere. Appare quindi comprensibile, e tutt’altro che sorprendente, verificare che le sperimentazioni ed i tentativi di sviluppo avviati con alcuni industriali milanesi e col Ministero della Guerra risultino alla fine inutili. La stessa Conceria e Calzoleria Meccanica si mostra perplessa sull’invenzione di Rampichini, scrivendone “che effettivamente, si vera sunt exposita, potrebbe dare un indirizzo diverso all’industria della calzatura a macchina, rendendo inutili non poche delle macchine più costose. Non essendoci però stato possibile di controllare alcuni dati, riteniamo convenga per ora restare nel periodo di benevola aspettativa, e di attendere gli avvenimenti.”La storia successiva è forse scontata, Rampichini emigra a Trieste ove “dopo alcune esperienze compiute dall’Autore a Vienna col signor Cesare Lustig, fu fondata nel 1912, per iniziativa del Lustig stesso, la Società Industriale Ago, che il 20 febbraio 1914 fu rilevata dalla Società Anonima Atlas Werke di Lipsia, fabbrica di macchine per calzature, la quale acquistò tutti i brevetti del Dr. Rampichini (circa 30, fra procedimenti, apparecchi e macchine) con l’obbligo di fondare entro un certo periodo di tempo, una grandiosa Società per la diffusione del sistema “Ago”.14 Nel 1917, dopo essere rientrato a Milano, Rampichini fonda una nuova società la Rampichini Dr. Franco & C. e collabora con riviste del settore. Anche se Rampichini viene di fatto escluso dal successivo sviluppo – e dal conseguente sfruttamento industriale della sua invenzione – il sistema Ago si diffonde progressivamente nei principali paesi europei. In Italia la sua adozione è inizialmente più lenta, ma assume dimensioni consistenti negli anni ‘30; il censimento del 1937 rileva la presenza di macchine per la lavorazione saldata in oltre 200 calzaturifici industriali.
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