STORIA DEL TENNIS CLUB VIGEVANO
(tratto
dalla pubblicazione LE RACCHETTE NEL CONVENTO di Sergio Calabrese)
TENNIS
D’EPOCA
Nella
primavera del 1905. La baronessa Claudia Verani, moglie di un ufficiale del
Sesto reggimento artiglieria da campagna, di stanza all’epoca nella città
ducale, fondò il Lawn Tennis Vigevano.
Il
circolo era (ed è tuttora) situato in una zona storica della città, dove si
erge l’antico edificio dell’ex convento di Santa Maria delle Grazie, sorto nel
1476 nel sobborgo di San Martino.
Per
ironia del destino, nei pressi del convento sarebbe nella seconda metà del
Settecento sorto il patibolo. L’erezione della forca comportò l’abbattimento
della cappella di Santa Giuliana, il cui nome è rimasto a identificare
l’incrocio stradale che si apre a poche decine di metri dal Tennis Club. Alla
fine degli anni Novanta, l’ex convento è stato ristrutturato e adibito a
residenza di lusso.
Alcuni
decenni prima della costruzione del monastero, il 18 aprile dell’anno del
Signore 1451, nel castello di Vigevano era nato, dai nobili lombi di Bianca
Maria Visconti, moglie del novello duca di Milano Francesco Sforza, Ludovico
Maria, subito ribattezzato, in virtù del colorito scuro nonché dei capelli e
degli occhi nerissimi, ”il Moro”.
Nella seconda metà
del Quattrocento ci fu una vera esplosione di fanatismo in tutte le corti
rinascimentali italiane per il “gioco di racchetta”: anche il vigevanese
Ludovico, insieme con il fratello Galeazzo Maria, lo praticò con passione ed
entrambi divennero provetti giocatori.
Nella “Sala della “Balla”, che si Ludovico il Moro può
ammirare ancora oggi al Castello Sforzesco di Milano, dimora ducale, i due
“paleotennisti”, si affrontavano in estenuanti partite: la posta in palio per
la vittoria era di trenta ducati d’oro. Pare che Galeazzo Maria, primogenito ambizioso
e irruento, battesse regolarmente il fratello minore. Si narra che con il suo
avversario per una ”caccia” contestata, non volle pagare i ducati pattuiti: per
recuperare la somma, Galeazzo Maria diede ordine al tesoriere di corte di
decurtare l’appannaggio di Ludovico della somma perduta. Galeazzo Maria inoltre
voleva giocare sempre con “bale nove”, che un artigiano fiorentino gli
confezionava appositamente per la bisogna.
I SOCI FONDATORI
Primo presidente di via del Convento fu il barone Duprè. Si
appassionarono a questa nuova disciplina sportiva illustri personaggi della
nobiltà e dell’alta borghesia vigevanese e non solo, quali il conte Alberto
Bonacossa, proprietario della storica testata “Gazzetta dello Sport” e della
filanda omonima situata in via Rocca Vecchia; Carlo Alberto Cazzani, fondatore
delle autolinee STAV; Francesco Cesoni, direttore generale della Gianoli, una
delle più importanti filande della Lomellina. Cesoni, in seguito, sarebbe
succeduto a Duprè alla presidenza del circolo
vigevanese, rimanendovi per moltissimi anni.
Altri soci fondatori
furono il nobiluomo Geppe Scotti, il capitano Scarfiotti, il tenente Alzona,
entrambi ufficiali del Regio Esercito, residenti a Vigevano. La deduzione è più
che ovvia: il tennis si afferma come sport d’élite.
Anche le nobildonne, non
solo quelle vigevanesi, cominciarono a praticare il nuovo “giogo di racchetta”.
Il primo torneo ufficiale femminile si disputò nel 1902, a Firenze. La
vinci-trice per la cronaca — fu la nobildonna.
In
seguito, grazie anche alla baronessa Verani, i tornei femminili si svilupparono
in tutti i club cittadini, e naturalmente anche nel circolo da lei fondato: il Lawn
Tennis Vigevano, appunto.
In Europa il primo campionato per “dame” era
stato organizzato dai cavallereschi tennisti irlandesi, nel 1879, a Dublino, ma
solo nel 1884 le donne erano state ammesse al torneo di Wimbledon: Maud Watson
fu la prima vincitrice. Imbattuta per cinque anni, fu la prima, assieme alla
sorella Lillian, a indossare sui courts immacolati abiti lunghi.
Inoltre
è doveroso dire che il proprietario della testata “Gazzetta dello Sport”, conte
Bonacossa, rappresentò l’Italia alle Olimpiadi di Anversa del 1920, dove si
recò accompagnato dal santino del protettore di Vigevano, al biat Maté,
cui era molto devoto. Suoi compagni d’avventura furono Mino Balbi, Cesare
Colombo, e la tennista Rosetta Gagliardi Prouse.
NEL LONTANO 1905
A inizio secolo
Vigevano contava venticinquemila abitanti e i soci del Lawn Tennis non
superavano la decina.
ANNI
VENTI E DINTORNI
Al Tennis Club si
riprese a giocare con rinnovato entusiasmo. Gli ufficiali, i gentiluomini e i
borghesi tornati dal fronte, , ripresero in mano la racchetta.
Pare, ma non c’è riscontro
in alcun documento dell’epoca, che anche il Lawn Tennis Vigevano, nel
periodo delle scorribande delle squadracce fasciste, sia stato “onorato” di
alcune “visite” a base di manganelli e bevande dell’apprez-zata distilleria
della casa.
Durante la gestione
fascista il più forte giocatore non proveniente da ambienti blasonati o
borghesi era Giovanni Palmieri.
In campo femminile
primeggiava Lucia Valerio, che concluse la sua attività nel 1936. Vittoria
Tanolli, l’erede della Valerio, vinse i campionati nel 1936 e nel 1940. Le due
ultime edizioni del periodo bellico se le aggiudicò Annaliese Ullsten, unica
dama italiana che ancora oggi figura nel tabellone tra le prime dieci del
mondo.
Scoppiò il secondo conflitto mondiale. Il numero dei tennisti si
assottigliò, diminuì progressivamente sino a rischiare “l’estinzione” nel 1940.
IL DOPOGUERRA
I soci iscritti al club
alla fine della guerra erano centotrenta. Su quei campi si esibivano i vari
Ornati, Caldara, Vito Ferrari, i fratelli De Laurentis, i Volpati.
Anche dalle parti di
corso Novara, in via del Convento nasceva l’immobiliare polisportiva A.R.L.,
che acquistò parte del terreno confinante con il Tennis Club e diede
inizio alla costruzione del terzo campo da gioco in terra battuta e della
piscina, la prima di Vigevano.
Il “cinquantenario” Tennis Club perdeva per strada qualche
quarto di nobiltà (anche se in un elenco dei soci di quel periodo figurano
ancora le famiglie Bonacossa e Cesoni) e acquisiva nuovi soci e nuovi iscritti.
I ”campioni” vigevanesi del tempo si chiamavano Ennio Scarioni,
Gastone Maniezzi, Gigi Santagati, Gigi Sampietro, Giovanni Borroni, Gianni
Vidari, Giampiero Colli Vignarelli, Carlo Rubini… solo per citarne alcuni.
SESSANTOTTO
Uno dei massimi dirigenti del circolo,
l’avvocato Luigi Ceretti, uomo di sport e giramondo per passione, alla testa di
un manipolo di imprenditori locali, fondò la società “Sport Immobiliare S.P.A.”
con lo scopo di realizzare un ambizioso progetto: la costruzione di un grande
centro sportivo. Nasceva lo Sporting Club Selva Alta. Alcuni soci del Tennis
Club aderirono subito all’iniziativa dell’intraprendente avvocato. In
seguito furono in molti a lasciare lo storico sodalizio di via del Convento per
trasferirsi in via Chitola.
All’inizio
degli anni Novanta al club arrivò un’infornata di liceali e fu subito allegria.
In quel
periodo in cima al tabellone spiccavano i nomi dei campioni vigevanesi quali
Riccardo Lodigiani, Massimo Moschino, figlio dell’ex calciatore Gianni
ARRIVA
IL TERZO MILLENNIO
Anno 2000: Il circolo fu costretto a
rinunciare anche alla vecchia club house che, per quasi un secolo, aveva
ospitato parecchie generazioni di sportivi vigevanesi. Il Lawn Tennis
Vigevano risorgeva a nuova vita che
continua la tradizione
dei gran-di tornei: dal Master Crevani — torneo riservato ai giovani talenti
under 10, 12 e 14 — ai tornei nazionali di Terza categoria. è quello di
raccogliere fondi da destinare ad attività benefiche.
L’ATTIVITÀ
AGONISTICA
Agli inizi degli anni
Cinquanta uscirono alcune “racchette” di tutto rispetto: Bruno Stopino, Pietro
Torielli, Paolo Morselli, Giovanni Bozzo, Giuseppe Pomati, Ettore Rodolfo e
altri. Le nuove leve del tennis vigevanese in quegli anni diedero vita a
memorabili incontri-scontri con gli “odiati” cugini pavesi che schieravano i
vari Cecchi, Zellini, Carnevale Arella, Sartori e altri portacolori del Tennis
Club Motonautica Pavia.
Ma nel 1959 il
vento cambiò direzione per merito di quattro “racchette” vigevanese emergenti,
che si aggiudicarono (per la prima volta) i campionati provinciali a squadre.
Il team era formato da Ennio Scarioni, Giampiero Colli Vignarelli, Giovanni
Vidari (figlio del presidente) e Gastone Maniezzi. L’accompagnatore ufficiale era
il mitico “signor Capitano” Arturo Ornati, il capitano non giocatore era Renato
Bellazzi.. In una storica finale sui campi del Tennis Club Mortara i
vigevanesi sconfissero 3-2 i padroni di casa e furono premiati, in pompa magna,
dal sindaco della città durante una cerimonia che si svolse nell’aula
consiliare del municipio. Intanto in campo femminile Pia Cazzani (sorella del
compianto titolare della STAV), seguita e consigliata dal marito-manager Renato
Bellazzi, spopolava su tutti i campi della Lombardia. Nel 1962 vinse alla
grande i campionati provinciali, imponendosi sia nel singolare femminile sia
nel doppio misto, in coppia con Ennio Scarioni. Il trionfo dei colori
vigevanesi fu completato da Gastone Maniezzi che sui campi della Motonautica
Pavia conquistò il titolo provinciale nel singolo maschile, sconfiggendo in
una combattutissima e interminabile finale il pavese Luigi Nosotti (9-7 al
terzo set). L’anno successivo (1963) incominciò a risplendere la stella di
Giovanni Borroni (oggi stimatissimo professionista, primario della Clinica
Dermatologica del policlinico San
Matteo di Pavia), che nel giro di poco tempo diventò il miglior tennista
vigevanese in assoluto (per quei tempi).